Simon and Garfunkel, The sound of silence (testo italiano e inglese)


Non sappiamo se è andata proprio così… ma questa storia è divertente e invita a riflettere.

Il giorno in cui il silenzio divenne un problema

Era una notte buia e tempestosa… o meglio, una notte buia e molto silenziosa. Troppo silenziosa. Paul Simon si svegliò di soprassalto nel suo letto, sudato come se avesse appena fatto jogging nel deserto. “Ehi, ma questo silenzio è inquietante!” pensò, mentre cercava disperatamente un suono, qualsiasi suono: una macchina che passava, un cane che abbaiava, persino un vicino che ascoltava la TV a volume eccessivo. Niente. Solo il silenzio.

In preda all’angoscia, si alzò e camminò nella penombra della stanza. “Hello darkness, my old friend…” mormorò tra sé. Poi si fermò. “Ehi, non è male come inizio per una canzone!”

Il giorno dopo, corse da Art Garfunkel con il suo testo ispirato alla terribile esperienza della notte precedente. Garfunkel lo lesse attentamente e poi, con il suo solito tono da filosofo, disse: “Quindi hai paura del silenzio?”

Simon annuì, serio. “È un problema! Troppo silenzio può essere pericoloso. Ti fa sentire solo, ti fa pensare troppo… E poi, se tutti smettessero di parlare per sempre? Sarebbe un disastro sociale!”

Garfunkel ci rifletté su e poi propose: “Potremmo aggiungere qualcosa sulla gente che parla senza comunicare davvero, tipo quelli che mandano messaggi vocali da tre minuti senza dire nulla di utile.”

“Geniale!” esclamò Simon. “E magari anche un verso su insegne al neon che parlano. Sai, per dare un tocco di mistero.”

Così nacque The Sound of Silence, una canzone che in realtà parlava di quel momento imbarazzante in cui provi a conversare con qualcuno ma ricevi solo un’espressione vuota in cambio. Un inno per tutti quelli che parlano con le pareti e sperano che almeno loro rispondano.

E la morale della storia? Quando il silenzio diventa troppo, scrivici sopra una canzone di successo!


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